ArcelorMittal e lo scudo penale: non c’è via d’uscita
Quando un membro del governo come quello attuale, o anche di tutti quelli precedenti, di fronte al dramma della ArcelorMittal, che minaccia la dismissione, dice che “la sovranità appartiene al parlamento e non al gruppo dirigente della società”, dice una stupidaggine. Ci troviamo cioè al cospetto del dilettante allo sbaraglio, del presuntuoso di turno e del cretino patentato, ovvero di colui che non conoscendo la forza delle leggi dell’economia si atteggia a statista, piuttosto che a micragnoso personaggetto.
Meno cretino e più con i piedi per terra è Landini, che di fronte al ricatto della società – di dismettere se non viene rispristinata l’immunità penale – propone di ripristinare l’immunità penale per togliere l’alibi all’azienda. Poi ci saranno quelli che spareranno ad alzo zero contro Landini e la Cgil perché in questo modo si favoriscono i padroni sulla morte degli operai e dell’area inquinata circostante in nome del profitto. Il che è vero, ed è anche facile parlare, ma la questione che abbiamo di fronte non è di parole, ma di azioni, ovvero dell’uso della forza.