Diciamo la verità: fa un certo effetto vedere alcune migliaia di signore e signori osannarsi nel proprio isolamento in piazza del Duomo a Milano al seguito della bara del loro rappresentante, il cavaliere Silvio Berlusconi che da dio in terra riposa come tutti i comuni mortali in una bara di legno pregiato.
Si, poi ci sono i giornali di destra che piangono il loro finanziatore, le varie mogli che da rivali si ritrovano in un cordoglio unitario, le escort rimaste orfane di festini, i personaggetti da quattro soldi della politica che devono decidere dove acclimatarsi, i personaggi televisivi che a Lui devono tutto, i tifosi del Milan che ricordano i trofei vinti e quel diabolico trio - Gullit, Raikard e Van Basten - ecc. ecc. e un vescovo chiamato a destreggiarsi nell’arte della retorica galleggiando tra il dire e non dire calibrando parola per parola, sillaba per sillaba per non scontentare e contemporaneamente non accontentare troppo.
Mentre si celebrava il fine vita di Berlusconi,