Torno a ribattere sulla necessità di una riflessione più approfondita su: lotta degli oppressi, movimento operaio e marxismo. In poche note per punti fisso l’essenziale.

    Ernst Bloch nella sua opera Soggetto-Oggetto su Hegel constata che il grande filosofo non va oltre la reciproca influenza di soggetto e oggetto. Si tratta di un limite evidente. Marx cercherà di superarlo, ma rimarrà impigliato nel groviglio del modo di produzione capitalistico che lo porterà a risultati diversi nel Capitale rispetto agli scritti giovanili e allo stesso Manifesto. Con molta sfrontatezza - come di me direbbe qualche compagno - provo a esporre il mio punto di vista.

 

  • L’uomo si vergogna di ammettere che rincorre il suo istinto perché vuole anteporre all’istinto stesso la propria ragione, che è successiva all’istinto. L’esempio più eclatante in questo senso ci è fornito da Sant’Agostino che si meravigliava di come lui – essere pensante – fosse caduto così in basso. Ci sarebbe una natura diversa dell’uomo tale da concedergli il pregio del libero arbitrio rispetto alle altre specie che invece agiscono d’istinto? Chiacchiere, l’uomo ragiona sì, ma sempre a posteriori. A giusta ragione J.O. de La Mettrie in L’uomo macchina riferendosi a fatti specifici si chiede: “come può la ragione governare un senso depravato o impazzito, quando ne è schiava?”.    
  • Hegel - riflesso di uno straordinario moto di produzione ascendente nel cuore dell’Europa, non consapevole di essere espressione di una parte di quel moto, non sa sottrarsi al ruolo del riflesso-agente sul piano filosofico e giustifica la classe dominante del moto da cui è prodotto e attratto – la borghesia – come un fattore storico del tutto razionale. Come dire: non può andare che così.
  • Per paradossale che possa sembrare, proprio il modo di ragionare di Hegel dimostra che l’uomo insegue il proprio istinto piuttosto che la logica, perché di logico o razionale nel modo di produzione capitalistico non c’è niente, come giustamente rilevava Marx.
  • Marx – riflesso anch’egli dello stesso moto, ma appena successivo anagraficamente a Hegel, saluta con entusiasmo il modo di produzione capitalistico, ma nota in esso la parte che ne subisce il peso, il proletariato, di cui si fa interprete insieme a Engels costituendo il partito ideale, negando quindi la razionalità del modo di produzione; esso – il proletariato - è una classe mitizzata a nuovo soggetto storico, diverso e capace perciò di razionalizzare l’umanità. Marx sovrappone a Hegel un’altra razionalità interpretata dal soggetto-proletariato che da una cosa, classe in sé diviene il suo opposto, classe per sé.  Marx sulla questione del soggetto è confuso per quello che attiene alla borghesia – che chiamerà classe rivoluzionaria rispetto all’aristocrazia scambiando l’effetto, la classe borghese, per la causa, il modo di produzione, e forzerà la mano idealisticamente sul proletariato, definendolo classe capace di abolire il regime delle classi.
  • Il soggetto uomo è un’unità dialettica di istinto e ragione; l’istinto rappresenta l’elemento materiale, la ragione rappresenta l’elemento spirituale che però segue l’istinto. In Europa l’uomo verso il XV secolo compie il salto in un nuovo moto-modo di produzione. Alcuni secoli dopo Hegel leggerà nel nuovo modo di produzione lo spirito logico incarnato; Marx - in modo particolare nel Capitale - ritiene invece che l’uomo rincorra il suo istinto che a sua volta è stato preso nel vortice del nuovo moto-modo di produzione, dunque è incapace di governare sul piano della razionalità quello che lui stesso istintivamente ha creato.
  • Weber addirittura assegna allo spirito borghese nel nuovo modo di produzione la patente di spirito cosciente di progresso, mentre Marx, pur salutando con entusiasmo il nuovo modo di produzione ritiene che esso possa condurre l’uomo alla barbarie (istinto) o al comunismo (razionalità), mentre per Leopardi - un poco prima - il nuovo modo di produzione non avrebbe garantito nessun progresso reale proprio perché l’uomo, come parte della natura matrigna, è incapace di agire razionalmente, dunque di superare il suo livello istintivo.
  • Fissati questi cardini teorici fondamentali, proviamo a ragionare sullo svolgersi della realtà, in modo particolare di alcuni accadimenti storici e come la nostra parte teorica (o il partito ideale) si è riferita ad essi.
  • Parigi 1871: una lotta nazionale delle classi meno abbienti che insorgono contro le truppe prussiane e contro la codardia dei propri governanti ed eleggono un proprio governo per uno sviluppo armonico fra le classi che il nuovo modo di produzione prospetta. Aspirazione nobilissima: ragione, razionalità, per così dire soggettiva dell’uomo, ma si deve scontrare non solo con le truppe prussiane e con il governo versagliese e il mondo contadino, ma anche con le aspirazioni al proprio interno delle classi artigiane attratte dal miraggio del nuovo modo di produzione.
  • Marx individua nel modo di organizzarsi dei comunardi – elezioni dirette e a suffragio universale – l’espressione di un nuovo dominio di classe, la dittatura del proletariato, e fa discendere da questa la possibilità che l’uomo superi e abbatta la parte istintiva (brutale) dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e imponga la parte razionale. Ebbene Marx in questo caso si contraddice con quello che egli stesso sostiene nel Capitale – modo di produzione impersonale, necessitato e storicamente determinato – e assegna all’uomo la capacità di sottrarsi al suo istinto (brutale) e riuscire a organizzare una società in cui gli oppressi dominino sugli oppressori attraverso l’autorganizzazione. Nobilissima aspirazione ideale alla quale ci richiamiamo.
  • Russia alla metà del XIX secolo: il moto-modo di produzione capitalistico partito dall’Europa coinvolge la Russia, i capitali occidentali invadono “pacificamente” zone di quel paese e nel 1861 costringe alla riforma agraria un governo feudale, favorendo oltremodo l’agricoltura nel tentativo di recuperare risorse necessarie da investire nell’industria e incominciare una rincorsa nei confronti dell’Occidente e contemporaneamente frenare l’invasione di capitali e lo strozzinaggio del credito.
  • Russia, gennaio 1905: gli investimenti stranieri avevano affamato la nuova classe operaia che insorse chiedendo migliori condizioni di vita. Questa classe nel ribellarsi si rivolge addirittura allo zar - come se fosse super partes - e alla testa del corteo marcia un pope impietosito. Lo zar – con l’aristocrazia russa e i capitali occidentali che stanno dietro - intuisce che ne va della propria esistenza e risponde con una durissima repressione. Stando a quel che scrive Marx nel Capitale sul moto-modo di produzione impersonale, necessitato e storicamente determinato, chi è il soggetto, dove lo rintracciamo, in che modo si pone il rapporto soggetto-oggetto, chi influenza chi e in che modo?
  • Russia settembre 1905: il proletariato si riprende dallo sconforto, si lecca le ferite e si organizza, ma viene di nuovo represso nel sangue. Il proletariato che ha subito per tutta una fase, perché abbagliato (cioè illudendosi) dal miraggio del nuovo modo di produzione che lo sottraeva alla servitù della terra, improvvisamente vince la pigrizia della “ragionevolezza” attendista e esplode. Come facciamo a definire il soggetto-oggetto?  
  • Nel frattempo la lotta dei contadini si sviluppa in maniera anarchica e a macchia di leopardo senza riuscire a trovare momenti unificanti e generalizzati e Lenin è costretto a modificare il programma del Posdr.
  • Russia 1916: Lenin – rifacendosi a Marx – aveva sostenuto che i bolscevichi sarebbero dovuti entrare in un eventuale governo rivoluzionario provvisorio.
  • Russia febbraio 1917: a causa della guerra scoppiano le rivolte delle donne che facevano la fila ai forni per approvvigionarsi di pane; i bolscevichi vengono invitati dalle donne a recarsi presso le fabbriche e organizzare lo sciopero generale contro la guerra. I bolscevichi erano titubanti perché influenzati dagli operai siderurgici che erano cauti sia per la dura sconfitta subita nell’inverno del 1905, sia perché una percentuale minima di delegati operai stavano nei comitati paritetici delle industrie belliche e godevano di privilegi. Ciononostante si estende la rivoluzione da Pietroburgo alle altre zone industriali del paese. Lo zar è messo in fuga e viene nominato un governo rivoluzionario provvisorio. Dove e come rintracciamo il soggetto?
  • Russia marzo 1917: a seguito dell’insurrezione di febbraio si riunisce un fantomatico, autonominatosi Consiglio dei soviet composto da menscevichi e socialrivoluzionari, immediatamente chiede di incontrare la Confindustria di Pietroburgo e stipula un accordo per la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore e la possibilità per gli operai di organizzarsi in consigli di delegati nelle fabbriche. Trockij scriverà: «gli operai a quel punto si rammollirono» (su Trockij andrebbe fatto un ragionamento più approfondito, ma quì ne darò solo degli accenni più avanti). Chi è il soggetto e cosa influenza il rapporto soggetto-oggetto?
  • Inciso: parliamo sempre dell’uomo, ma puntiamo a capire in che modo e perché diviene «soggetto-oggetto» il suo movimento.  
  • Russia aprile 1917: i bolscevichi, memori della posizione di Lenin sul governo rivoluzionario provvisorio ritenevano di dovervi partecipare, ma l’Ilic smentirà sé stesso, perché intuisce che il governo rivoluzionario provvisorio, nel quale sono entrati i socialisti rivoluzionari, non potrà soddisfare le due maggiori rivendicazioni che pulsavano nel paese: la terra ai contadini e la pace. La forza della rivoluzione che covava prevale sulla forza della conservazione e si riflette in Lenin che modifica la sua posizione sulla partecipazione al governo rivoluzionario provvisorio. Come leggiamo il rapporto dialettico soggetto-oggetto?
  • I bolscevichi vengono colti di contropiede e assecondano a malincuore la posizione di Lenin. Trockij a tutto agosto è ancora menscevico e farà da pompiere addirittura quando una parte dei soldati e dei comitati operai di Pietroburgo a luglio chiederà al fantomatico, autonominatosi Comitato dei soviet di assumere i pieni poteri contro il governo Kerenskij.
  • Russia, luglio 1917: il governo provvisorio, temendo lo sfaldamento dell’esercito al fronte, programma un’offensiva sia al fronte che nelle campagne, perché i contadini scappavano dal fronte e occupavano le terre. Lo storico Cinnella parla di «apocalisse nelle campagne» e la stessa cosa scrive Katkov.
  • Russia autunno 1917: di fronte all’«apocalisse nelle campagne», mentre i socialrivoluzionari si spaccano e una parte sostiene la repressione governativa contro i contadini e un’altra parte è attratta dalla loro lotta, Lenin rompe gli indugi e chiede al partito il pieno e incondizionato appoggio alla lotta dei contadini che occupavano le terre. In questo modo attrae al bolscevismo i critici socialrivoluzionari, sposta il partito sulle rivendicazioni dei contadini e si prepara a dirigere l’insurrezione che «marciava senza che nessuno la dichiarasse», come scriverà Trockij successivamente (mentre al momento “il grande Leone”, come certi compagni lo definiscono, non la condivideva). E’ a questo punto che il partito bolscevico da poche migliaia d’iscritti centuplica le proprie fila. La domanda è: si bolscevizzarono i contadini o si contadinizzarono i bolscevichi? Come e dove rintracciamo il rapporto soggetto-oggetto? Questo vuol dire ragionare in termini di materialismo storico.
  • Russia ottobre 1917: l’insurrezione diviene automatica, la presa del Palazzo d’Inverno è la summa di un processo storico iniziato nel lontano 1861.
  • Qual era la natura di quella rivoluzione? Democratico-borghese in febbraio e proletaria in ottobre, hanno risposto le due principali correnti marxiste. Si tratta di una forzatura. In febbraio abbiamo un soggetto di riflesso-agente, il proletariato, che impone due rivendicazioni: riduzione della giornata lavorativa a 8 ore e rappresentanze sindacali (non la fine della guerra). Un risultato che gli operai americani avevano ottenuto circa 30 anni prima. Dunque era una rivoluzione antifeudale e democratico-borghese a metà, perché rimaneva aperta la questione della terra per i contadini.
  • In ottobre non si verifica la rivoluzione proletaria – che anzi il proletariato era rifluito come classe attiva – ma la ripresa dell’iniziativa generalizzata dei contadini che incoraggiati dai risultati ottenuti dagli operai e dai disastri della guerra ingaggiarono la battaglia finale contro l’aristocrazia, occupando le terre e abbandonando il fronte di guerra. Come individuiamo il soggetto e l’oggetto?
  • Russia ottobre 1917: il primo decreto del nuovo governo rivoluzionario retto dai bolscevichi fu la requisizione della terra e predisposizione alla distribuzione per bocche.
  • Russia 1918: indizione e scioglimento dell’Assemblea costituente. I bolscevichi perdono le elezioni perché i contadini rifluiscono verso i partiti precedenti all’insurrezione e Lenin scioglie l’Assemblea costituente con la motivazione che i partiti presenti alle elezioni erano quelli precedenti all’insurrezione. In realtà egli coglie il fulcro vero della questione: l’impossibilità di una gestione democratica dell’economia che avrebbe posto al centro i contadini poveri i quali aspiravano all’impresa familiare per “arricchirsi”. Come facciamo a definire il soggetto e il rapporto soggetto-oggetto?
  • Russia 1918: avviene una sorta di scambio tra i bolscevichi, che vogliono mantenere il governo per dirigere l’economia – secondo il principio indicato da Marx per la Comune di Parigi, cioè la dittatura del proletariato – e i contadini che hanno come unico scopo il possesso della terra.
  • Russia dal 1918 in poi: il governo bolscevico è costretto a requisire tutti i raccolti agricoli. Lo deve fare nei confronti di tutti i contadini, la maggioranza dei quali erano ex mugichi o contadini poverissimi. Come giustificare la requisizione dei raccolti nei confronti di chi aveva fatto l’insurrezione per ottenere la terra? Nell’unico modo possibile: organizzando la forza attraverso i kombedy in nome della dittatura del proletariato, cioè in nome di quella necessità oggettiva che era la centralizzazione delle risorse per sfamare la popolazione e rilanciare l’accumulazione. Ebbene quelle necessità si imposero e trovarono in Lenin e nei bolscevichi il veicolo. Chi era il soggetto dialettico soggetto-oggetto? Un ragionamento del tutto incomprensibile per tanti dilettanti internazionalisti.
  • Russia dal 1918 in poi: chi affluiva nei kombedy? In che modo venivano selezionasti gli aderenti e i rappresentanti? Chi decideva? In che modo venivano prese le decisioni per le requisizioni dei raccolti agricoli? E’ questo un modo serio di interrogarsi. Erano tutti bolscevichi, tutti integerrimi personaggi, tutti al servizio della causa comune? Tutti a inneggiare alla dittatura del proletariato? Solo chi è completamente estraneo ai movimenti di lotta può idealizzare una simile idiozia.
  • Purtroppo vanno dette a chiare lettere – almeno fra di noi – alcune cose: che nelle file dei bolscevichi affluì di tutto, e allo stesso modo si formarono i kombedy, i quali avrebbero funto da fucina per le rappresentanze nei soviet, dai quali sarebbero state estratte le costole per la formazione del nuovo Stato dei Soviet. Così va posta la questione.
  • Non Stato e rivoluzione dunque, secondo il dettame leniniano che si richiamava alla Comune, ma Rivoluzione e Stato, perché è la rivoluzione che genera un diverso rapporto fra le classi, predispone un nuovo “dominio” e nuove necessità, perciò genera un nuovo Stato.
  • Non è un mistero che i bolscevichi, dopo aver sciolto l’esercito zarista, fallirono nel tentativo di costruire un esercito popolare, con riferimento ancora alla Comune di Parigi, e furono costretti a richiamare in servizio una parte degli ufficiali dell’esercito disciolto e a incentivare i tecnici per mandare avanti la produzione. Chi era il soggetto, come e dove rintracciamo il rapporto soggetto-oggetto in questo processo?
  • Contro chi doveva marciare l’esercito ricostruito? Contro due nemici: uno interno costituito dal malcontento dei contadini (non solo dei kulaki, come hanno raccontato i bolscevichi) e delle classi impiegatizie; l’altro esterno, le potenze e gli eserciti occidentali che facendo leva sul malcontento dei contadini puntavano a far cadere il governo, sgretolare il tessuto unitario del paese e arrivare a una ripartizione, come era successo con altre aree colonizzate (non fece la stessa cosa Garibaldi per lo sbarco in Sicilia?).
  • Qual era in quel frangente il ruolo dell’armata rossa? Lo dovremmo dire a chiare lettere: un esercito al servizio di un governo di natura antimperialista che fu costretto a militarizzare le fabbriche, a requisire i raccolti agricoli e combattere l’imperialismo occidentale ascendente nel modo di produzione capitalistico.  

Tutto merito del “grande Leone Trockij”? Bah!

  • Proprio Trockij descriverà molto bene i motivi che imponevano l’accumulazione originaria in Russia, ma aveva l’abitudine di chiamare le cose con nomi diversi da quello che descriveva. Mentre esaltò a giusta ragione l’antimperialismo dell’armata rossa e la oggettiva meritocrazia nelle fabbriche per rilanciare l’accumulazione, non s’accorse che tutto questo fungeva da base – ancora una volta oggettiva – a quello che sarebbe dovuto accadere dopo. Il carro aveva superato il ponte e correva in discesa; o per dirla con Lenin: il treno viaggiava su un binario obbligato della storia. Chi fu il soggetto? Dove e come possiamo rintracciare il libero arbitrio di Trockij, di Lenin e di tanti bravi compagni bolscevichi in questo percorso? Tralascio l’episodio di Kronstadt sul quale mi sono a lungo e più volte espresso.
  • La nostra tendenza marxista, genericamente intesa, ha fatto benissimo a stare con la rivoluzione russa senza se e senza ma. Una rivoluzione di milioni di persone in carne e ossa che intese sottrarsi alla rapina imperialista occidentale e ai soprusi dell’aristocrazia feudale per partecipare a pieno titolo al nuovo modo di produzione capitalistico che si espandeva per cerchi concentrici. Lo fecero pagando un tributo di sangue senza pari nella storia sia nella prima guerra mondiale, sia nella guerra civile e ancor più nella seconda guerra mondiale. Ha fatto – la nostra tendenza - altrettanto bene a stare con la rivoluzione antimperialista cinese, cubana e vietnamita, iraniana e irachena come ogni altra ribellione contro le fauci fameliche dell’Occidente, che obbediva alle leggi del modo di produzione cui l’uomo istintivamente sottostà.
  • Oggi siamo ad un punto di svolta: a quanti si richiamano alle ragioni del comunismo spetta il compito di saper inquadrare correttamente i fatti e le cause che li generarono per il passato. Evitiamo di lasciare campo libero agli intellettuali borghesi che ci deridono proprio mentre il modo di produzione capitalistico è in crisi sistemica come previsto dai nostri grandi teorici,  Marx e Rosa Luxemburg su tutti.
  • Armarsi di sano coraggio analitico per inquadrare correttamente la nostra storia e porre nelle giuste caselle i fatti e attrezzarsi a sostenere l’implosione del modo di produzione capitalistico, come necessità storica, contro tutti i ruffiani del sistema che corrono al suo capezzale con la respirazione bocca a bocca per rianimarlo.
  • “L’albero piuttosto che la foresta” o “il dito piuttosto che la luna indicata” sono proverbi ormai inflazionati, ma comunque rendono bene l’idea: se osserviamo con la dovuta attenzione la realtà odierna rispetto a quella di appena 100 anni fa possiamo notare alcune cose: 1) il vecchio colonialismo seppure sostituito dal moderno imperialismo sta arretrando continuamente con un’accelerazione da almeno 25 anni, cioè dal 1991, dopo i criminali bombardamenti sull’Iraq; 2) di contro tutti i paesi un tempo colonizzati sono entrati nel modo di produzione capitalistico; 3) i popoli delle aree detentrici di materie prime seppure disordinatamente stanno avvolgendo al collo dell’imperialismo occidentale la corda che lo soffocherà. E’ la crisi generale del modo di produzione capitalistico, è la rivoluzione che procede lenta ma inesorabile, è la foresta.
  • Il dito che indica la luna? Un nero, presidente del maggiore paese imperialista del mondo, che piange la propria impotenza di fronte alla decadenza del suo paese.
  • Il soggetto storico su cui puntare per il comunismo? Il declino del modo di produzione capitalistico! 
  • «Grigia è, mio caro amico, ogni teoria, verde l’albero della vita», diceva Mefistofele.

Michele Castaldo gennaio 2016

 

 

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Da Marx a Marx
Da Marx a Marx

Autore Michele Castaldo

MODO DI PRODUZIONE E LIBERO ARBITRIO

Marx e il Torto delle Cose

LA CRISI DI UNA TEORIA RIVOLUZIONARIA

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