I mezzi d’informazione, scritti e parlati, stanno dando grande risalto a un cartello di un bambino, che innalza un cartello con la scritta Sorry for Brussels. La scritta che il bambino innalza viene immediatamente interpretata in Occidente come di un cuore affranto per il sangue delle vittime alla stazione della metropolitana e all’aeroporto della capitale belga.

 

  Nessuno di noi stava nella testa di quel bambino mentre scriveva e innalzava il cartello: Dispiaciuto per Bruxelles.  

   Quale bambino non si dispiace per le morti atroci di un attentato?

   La domanda che provocatoriamente poniamo è: perché non ci è capitato di leggere nelle nostre civili capitali occidentali cartelli con la scritta Sorry for Afghanistan, Sorry for Siria, Sorry for Palestina, Sorry for Iraq, Sorry for Nigeria, Sorry for Somalia, Sorry for Jugolasvia, e così via, dove abbiamo portato morte e distruzione?

   I mezzi d’informazione nostrani stanno utilizzando una frase che potrebbe essere interpretata anche diversamente: scusate europei, ci dispiace, ma ve la siete cercata. Il pensiero di quel bambino viene interpretato come un’espressione di schieramento contro il terrorismo. E sia, ma domandiamo ancora: non è terrorismo bombardare intere aree, tenere decine di migliaia di persone in condizioni disumane e lasciarle vagare da un confine all’altro, alle intemperie, senza che nelle nostre metropoli s’alzi un solo cartello con la scritta Sorry for refugees.

   E’ la barbarie di un modo di produzione che s’avanza. Purtroppo siamo solo agli inizi, perché l’uomo non è in grado di affrontare razionalmente il rapporto all’interno della sua stessa specie, preso com’è dalla spietata legge della concorrenza che lo costringe a dominare una parte, la gran parte della sua stessa specie.

 

   Che fare? Solite risposte: coordinamento dell’intelligence, cioè più polizia e più controlli, per prosciugare il mare dove nuotano i pesci del terrorismo mediorientale? Buona fortuna!  

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Autore Michele Castaldo

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